A forza di rimandare,
gli anni, spietati, passano,
si susseguono frettolosamente,
senza poterci fare, in vero, niente.
A forza di procrastinare va a finire
che non si combina un accidente.
Diventi pigro e indolente.
Rimani con le mani in mano.
Tutta la vita condannato
alla stessa routine quotidiana,
che ti avvilisce e ti degrada.
I progetti evaporano,
come il sole con le gocce.
I sogni si infrangono,
come il mare con le rocce.
Ti guardi allo specchio ripetendo,
da domani comincio,
dal prossimo mese mi muovo,
dall’anno nuovo ci provo.
Ma poi non succede mai un tubo.
Ma poi non ti decidi,
non lo fai, mai e poi mai.
Rimandi ancora rimandi.
Ti adagi sugli allori.
Così si accumulano gli anni
si formano le ragnatele,
sulle tue grandi idee libertarie.
Diventi un essere inamovibile.
Va a finire che diventi vecchio decrepito,
rimani intrappolato in un corpo arrugginito,
e anche volendo non puoi più farlo.
E quel pensiero diventa come un tarlo.
Ma, purtroppo, sei rimasto ancorato
nello stesso posto fetido,
impantanato nello stesso
modo di ragionare stantio,
che odi, ma di cui non puoi più farne a meno.
Un po’ per paura, un po’ per abitudine,
ne diventi, ahimè, assuefatto.
Allora cerchi di fartelo piacere,
cerchi di fartene una ragione.
Ma più provi a trangugiarlo a forza,
e più ti strozzi e ti va di traverso,
e rimani col groppo in gola.