Fuoriesce dalla banca tra il clamore,
si fa largo a suon di mitragliatore,
ad aspettarlo col motore acceso l’altro rapinatore.
Getta il malloppo nel sedile posteriore,
il guidatore pigia forte sull’acceleratore;
c’è un esercito nello specchietto retrovisore.
È un rocambolesco inseguimento,
le auto sfrecciano come il vento,
sbandate, sgommate, speronamenti,
provocano numerosi incidenti,
collisioni, esplosioni, investimenti;
una serie romanzesca di avvenimenti.
Il guidatore imbuca alcune strettoie,
riesce a seminare qualche inseguitore;
la caccia dura ormai da ore.
All’improvviso un passaggio a livello,
sgasano attraversando le rotaie,
l’attimo prima che sopraggiunga il treno.
La macchina sfreccia a più non posso,
forzano, sbattendo, un posto di blocco,
uno dei due ha rischiato un infarto,
l’altro si è proprio cagato sotto.
Ne escono senza un graffio,
ma il serbatoio ora ha uno squarcio.
La benzina cala repentinamente,
la loro fine si avvicina pericolosamente.
Arriva di corsa l’esercito, il paesaggio si fa desertico.
Non hanno più una via di fuga, il serbatoio si prosciuga.
Un blindato li sperona, vanno in testacoda.
Vengono accerchiati, ormai sono spacciati.
L’auto viene crivellata di proiettili,
solo colpi di striscio, ne escono illesi,
ma le gomme sono ridotte a brandelli,
sono costretti a fuggire a piedi.
Li hanno quasi presi, ma non si sono ancora arresi,
“Non ci prenderete mai vivi!”, esultano fieri.