Passeggiando un giorno li incontri per caso e già senti la loro puzza sotto il naso…
Con uno sguardo ti cominciano subito a squadrare, poi si avvicinano e ti iniziano a interrogare, ti provano a inquadrare, cominciano a quantificare, a paragonare, per poterti, nella loro povera mente, catalogare e finalmente giudicare.
Come una cavia da laboratorio analizzare, e poi alle spalle magari con le chiacchiere vivisezionare.
Hanno un mondo da etichettare, un mondo da evangelizzare, che missione esemplare.
Il loro imperativo è uno: generalizzare!
“Razzista, fascista, maschilista, populista, perché no anche complottista.”
Più in là del loro naso non riescono ad andare, tendono sempre a semplificare, non riescono proprio con la loro testa a ragionare.
Ripetono a pappagallo le menzogne del telegiornale.
Quando qualcosa non si sanno spiegare, se devia da quello che considerano “normale”, dalla comune morale, cominciano subito a blaterare, a farneticare, devono per forza criticare: il dito contro gli altri devono puntare!
Sono il risultato dell’umana aberrazione, sono la nuova “santa inquisizione”.
Sono loro i benpensanti, radical chic – perbenisti, i buonisti, gli esclusivisti, molto spesso arrivisti, quasi sempre egoisti.
La competizione per essi è motivo di dedizione.
Sono tutti uguali, sono creati con lo stampo, hanno il numero di serie, il codice a barre tatuato sul sedere: omologazione e conformismo sono le loro bandiere!
Giocano alle slot, investono nei bot.
Comprano macchinoni potenti, ingombranti, il più possibile inquinanti: la loro virilità va in proporzione al rombo e alla cilindrata del motore.
Sfoggiano donne prepotenti come se fossero dei trofei da esporre, accessori libidinosi ma molto costosi, il loro interesse agli altri devono sempre anteporre.
Cercano da ogni azione di trarre vantaggio personale, acqua al loro mulino portare, il loro piccolo orticello di coltivare.
Menti a compartimenti stagni, pensano soltanto ai guadagni.
Cambiano atteggiamento a seconda di chi li circonda,
indossano tane maschere quante sono le arie che si danno
non a carnevale ma tutto il resto dell’anno.
Se ti fumi una canna ti fanno una ramanzina, loro che pippano tir di cocaina dalla sera alla mattina.
Rimangono ancorati alle loro credenze, non cambiano mai, si fossilizzano nelle tendenze.
Per loro il valore di una persona è equivalente a come appare, a quello che veste tra la gente.
Indossano Paraocchi, portano pidocchi.
Sono superficiali, sono fashionisti, di una cieca fede provvisti.
Il sabato peccati, la domenica strisciano in chiesa e tornano tutti a casa santificati.
Non hanno una coscienza, sono dediti alla penitenza, sono la causa delle guerre, delle ingiustizie, delle atrocità, della sofferenza.
Della porshe, dello yatch e della loro indifferenza, non riescono a far senza.
Pensano che l’amicizia e l’amore abbiano in denaro un valore, giocano in borsa coi sentimenti, comprano e vendono le persone.
Si mettono le corna a vicenda, la solita sporca faccenda.
Gucci, Prada, Louis vuitton e Fendi, se ti dico che sei marcio dentro ti offendi?
Sono invidiosi, non ne hanno mai abbastanza, la loro bramosia è paragonabile soltanto alla loro arroganza.
Il vuoto che hanno dentro cercano di colmarlo con le cose, sono persone nervose, schizzinose, morbose, spocchiose, boriose, odiose.
Parlano con la r moscia, me fanno venì l’angoscia, non sanno che l’unica nobiltà che esiste è quella d’animo.
Dopo tutto sono anch’essi vittime del sistema, ingranaggi che portano un patema.
Ma ora basta criticare, anche io la loro stessa fine rischio di fare, non voglio anch’io di tutta l’erba un fascio fare, ne rancore portare, dico solo: “fatevi i cazzacci vostri e lasciateci stare!”
Di questa gente ipocrita e corrotta sono veramente stanco, di questa…
Gente alla mulino bianco