Lettera di un nascituro venturo

Caro nonno, raccontami di quando eri giovane e il mondo girava nel verso opposto, tutto era a posto ma niente in regola, dicevi sempre che era un posto accogliente, ma non vi andava bene mai niente, che non vi accontentavate e volevate sempre di più, e che chi non era d’accordo lo appendevate a testa in giù, che i buoni erano i cattivi e che l’importante alla fine era solo restare vivi, per più tempo possibile, anche se era una vita vuota e inutile.
 

Ho letto tanto dei tuoi tempi, ma vorrei sentirlo dalle tue parole, vorrei tanto sapere come stavano le cose…

Dimmi, com’erano i fiori, erano di mille colori? Come tutte le sfumature degli arcobaleni? E il loro profumo com’era? Lo stesso di quella che un tempo chiamavate “primavera”?

E dimmi, il mare, era davvero così pulito che ci si poteva nuotare dentro? È vero che l’acqua era fresca e limpida e che c’erano più pesci che plastica?

E le stelle, nonno, brillavano come i satelliti nella notte? E le lucciole, come gli occhi dei gatti? E i diamanti, è per quello che li chiamavate brillanti?

E dimmi, che sapore aveva la pioggia prima che diventasse acida? E dimmi, com’era l’Africa prima che diventasse tutta desertica?

E dimmi, che sapore aveva il miele, lo stesso delle mele? E dimmi, com’era L’Artico prima che si sciogliesse, prima che il livello del mare salisse?

Scommetto che non c’erano le tempeste radioattive e che di notte per dormire bastava un cuscino e una coperta. Scommetto che si poteva giocare sempre all’aria aperta, senza paura delle grandinate improvvise e delle ondate di calore, e che potevate bere l’acqua dei fiumi senza paura delle malattie contagiose.

È vero che con dei pezzi di carta si potevano comprare le persone? È vero che si buttavano via oggetti in continuazione, senza una apparente motivazione?

È vero che sprecavate le risorse che la madre vi dava?
E che non consideravate l’acqua come il bene più importante? 

Che eravate inondati d’immondizia, e che dominavano sopra tutto l’egoismo e l’avarizia? È vero che eravate schiavi della tecnologia, e che credevate nell’astrologia?

È vero che pregavate per ottenere i favori personali,
è vero che credevate che le divinità e i miracoli fossero reali?

E pure che vivevate tutti ammassati in degli enormi agglomerati? Che mangiavate la spazzatura e ingrassavate a dismisura?

È vero che era tutto ricoperto di asfalto e di cemento, e che soffocavate nel vostro risentimento? Che vi tradivate senza nessuna premura, che disprezzavate la cultura? E che eravate sempre stressati e depressi, sempre stanchi e oppressi?

E dimmi, è vero che eravate sempre arrabbiati gli uni con gli altri? Che vi offendevate a vicenda per essere nati in posti diversi, per aver idee contrastanti?

È mai possibile che vi combattevate per possedere un pezzo di terra? E che addirittura vi uccidevate l’un l’altro per fare, come la chiamavate? Ah si, per fare la guerra.

Com’era quella parola che usavi sempre? Ah già, inquinare… Come era possibile che inquinavate senza pensare alle conseguenze? Perché facevate finta di salvare le apparenze, che tutto andasse bene anche quando era evidente che l’estinzione era imminente?

Perché non hai fatto niente per ribellarti quando potevi? Perché non hai invertito la rotta quando dovevi? Perché avevi uno stile di vita così sconsiderato? Perché di così tanti misfatti ti sei macchiato? Forse all’inizio non ne eri a conoscenza, non ne avevi coscienza… Perché hai dovuto vedere crollare il tuo mondo per capire che era sbagliato di fondo? E quando avete capito, perché non avete agito? 

Perché avete continuato a depredare la stessa terra che vi ha sempre sfamato,

Al tuo tempo non era normale preoccuparsi di ogni nascituro? Era normale fregarsene dell’avvenire e delle generazioni a venire?

Caro Nonno, se mi volevi tanto bene, come io te ne ho sempre voluto, dimmi perché ci avete derubato del nostro futuro?

Photo by Kate Macate on Unsplash
Photo by Kate Macate on Unsplash