Una Sporca Faccenda

C’è e ci sarà sempre bisogno di un nemico da combattere per esportare la democrazia in qualche sperduta periferia, per egemonizzare qualche paese sottosviluppato e denigradato, per convertire qualche sporco infedele all’unica fede possibile, per distorcere l’opinione pubblica e per espandere la frontiera, per giustificare ogni genere di atrocità e di malefatta, commessa in nome della bandiera, per dimostrare che si è dalla parte giusta della barriera; quello che importa è soltanto salvare la facciata, e, soprattutto, per dimostrare che la società di cui a malincuore si fa parte, quella che si è costretti ad amare e sostenere, è l’unica possibile, la migliore immaginabile.
 
Il nemico così accentrerà la rabbia della maggioranza benpensante, marchiando a fuoco il dissidente e ballandolo come nemico della patria, fungendo da valvola di sfogo per il dilagante malumore. Alimentando così il clima di terrore e di repressione, fomentando l’odio reciproco, si potrà così abolire in nome della sicurezza, ogni genere di libertà.

La guerra funge dunque da strumento di controllo delle masse.
Evocando patriottismo sfrenato e infondendo un falso senso del dovere; è la solita squallida storia, la continua lotta per accaparrarsi il potere.
 
La guerra è un dei più grandi business esistenti: prima vendi le armi da rottamare, infuochi gli animi e poi sei pronto a fare da pacere e a riscuotere il dovuto da quel povero paese. Instaurare un governo fantoccio, e assicurarsi il controllo delle sue risorse. La pace si può ottenere in due modi, o lealmente o estorcendo il rispetto con la paura.

C’è solo bisogno di un pretesto per far scoccare la scintilla,
per infuocare gli animi dei benpensanti, per persuadere le loro manipo-labili menti che invadere quello sfortunato angolo di mondo è un sacrosanto dovere, per convincerli ad arruolarsi e a vicenda massacrarsi. L’imperativo è soltanto uno, in lungo e in largo: per comprare, per avere, per possedere, per consumare, prima qualcun’altro bisogna depredare.

Petrolio, coltan, diamanti e altri preziosi
materiali necessari per costruire i nostri giocattoli costosi.

Diventa un onore morire per il proprio paese,
magari uccidendo civili, anche donne e bambini innocenti, senza neanche provare il minimo pentimento, almeno in un primo momento, ma poi il reduce che conosce gli orrori della guerra e non finisce sottoterra, ne rimane per sempre traumatizzato.

Sono animi faclimente incendiabili, sono pedine sacrificabili.


I più potenti se ne lavano allegramente le mani, l
asciando alle marionette il compito di sbrigare i loro sporchi affari, come sempre è l’innocente che ci rimette, che venga ferito o che spari.

Cosa c’è di eroico nel togliere la vita al prossimo?
 
La guerra che si attacchi o che ci si difenda, è un giochi di potere, è una questione di profitto, è una losca vicenda, è sempre…
 

Una Sporca Faccenda