L’Eclissi

L’uovo del conquistatore si è schiuso,
la bocca e gli occhi spalancati
hanno cominciato a grondare sangue:
la mano di dio è stata evocata,
la disperazione è dilagata.
Il marchio è stato impresso,
il desiderio è stato espresso,
il tributo è stato consacrato.
È giunta l’eclissi, il sole si è oscurato,
il sacrificio è, infine, cominciato.

Un turbine d’oscurità avvolge i sacrificati,
in un’altra dimensione vengono proiettati,
da una miriade di volti sogghignanti sono circondati.
Raccapriccianti creature strisciano
fuori dalle tenebre invocando il loro re,
si contorcono, sbavano, ululano,
urlano e si dimenano, aspettando
di banchettare dei corpi dei sacrificati.
Sono in preda alla frenesia,
sono affamati, sono eccitati,
non saranno soddisfatti finché
ci sarà ancora un solo brandello di carne intatto.
Ecco, il banchetto è cominciato, sulle prede,
i mostri si avventano con ferocia inaudita,
la loro fame è insaziabile, la sete di sangue infinita.
Ogni tributo viene afferrato, stritolato e addentato,
i malcapitati vengono squartati, immolati,
seviziati e mutilati, dilaniati e divorati vivi.

Il guerriero nero è pronto a difendersi,
al suo amaro destino non vuole arrendersi,
ucciderà chiunque si parrà sul suo cammino.
Lo alimentano il dolore e la rabbia,
la morte è il suo pane quotidiano.
A costo della sua vita difenderà
ciò che ha di più caro, la sua amata,
anche lei al male è stata consacrata.
Gatsu, il guerriero nero, vende cara la sua pelle,
sembra posseduto, inferocito e imbizzarrito,
anche se è ferito e sanguinante,
fa strage di ogni essere strisciante.
Mutilato e accecato, quasi in fin di vita,
ha ancora la forza di gridare a squarcia gola:
“Non ti perdonerò mai per ciò
che ci hai fatto, Grifis, non avrai sconti,
preparati alla resa dei conti!”

Il falco bianco li ha traditi,
del loro sangue aveva bisogno
per far avverare il suo immortale sogno.
È giunto il momento dell’avvento del re del male,
dal disegno del karma non si può scappare,
un ombra oscura si proietta sul mondo, che
verrà catapultato in un epoca di buio profondo.

In memory of Kentaro Miura