Senzatetto

Dormo sottovento,
disteso sul cemento,
su di una panchina
o in qualche latrina.
Riparato da un cartone,
vicino a qualche bidone.
Affogo ogni mio dispiacere
nel fondo di un bicchiere.
Offrimi un liquore,
ti ubriacherò di parole,
ti parlerò per ore.

Solitamente 
la gente
preferisce voltarsi
dall’altra parte
e tenermi in disparte,
ma se nel vedermi
avverti una stretta al cuore,
non fare caso al mio odore.
Vesto di stracci,
regalami due spicci
per tirare avanti.
Faccio quello che trovo,
non ho un lavoro.
Campo alla giornata,
non mangio insalata.
Faccio vita da strada.

Questa notte
mi hanno chiuso
fuori dal rifugio,
hanno detto
che sono al completo,
mi hanno lasciato all’esterno,
a morire di freddo.
Sono indesiderato,
sono emarginato,
sono un reietto,
sono un senzatetto.
Sono invisibile
ma merito rispetto.

Per sopravvivere
non ho molta scelta,
vado alla mensa
di qualche ricovero
o rovisto nel cassonetto.
Sono relegato nel ghetto,
sono abbandonato,
sono esiliato,
sono disadattato,
sono diseredato,
sono dimenticato.

Sono il risultato
eclatante
del fallimento
onnipresente
del capitalismo.
Il mio non è vittimismo,
mi trattano come
uno scarto della società.
Ma io non cerco approvazione,
unicamente la mia dignità.
Non voglio comprensione,
solamente la mia libertà.