Non sono razzista MA…

Non sono razzista MA…
In tutti questi anni di politiche
di accoglienza scriteriate,
abbiamo riempito le piazze,
affollato le strade,
invece che le tasche
dei meno fortunati.
Per pochi, per giunta,
è diventato un business
dei più redditizi, aggiungo.

Non sono razzista MA…
Non puoi accogliere qualcuno
e poi dimenticarti che esiste.
Abbandonarlo a se stesso.
Trattarlo come un reietto.
Buttarlo per strada
munito solo di una coperta sudicia.
Allora è meglio non prenderlo.

Non sono razzista MA…
Se non c’e lavoro per uno
nato e cresciuto
sul suolo italiano,
ci può essere per un immigrato?
Questo sicuramente
sarà costretto ad accettare
di essere sfruttato
pur di guadagnare qualche spicciolo,
che andrà a discapito
di tutti quelli che verranno dopo.

Non sono razzista MA…
Un immigrato gettato per strada
senza un lavoro né un casa,
cercherà di sopravvivere
in ogni modo anche delinquendo.
Accrescendo il malessere generale
e rendendo la situazione
di sicurezza sempre più grave.
La qualità di vita, così,
non può che peggiorare per tutti.

Non sono razzista MA…
Se dai un appartamento,
una casa popolare,
a una famiglia immigrata
che risulta con reddito zero,
la stai togliendo
a qualche residente che finirà
per dormire in macchina
e a rovistare dentro un cassonetto.

Non mi ritengo razzista
e vorrei che ognuno capisca
che il MA è essenziale,
che non ci si può schierare
ciecamente da un parte
senza tenere in considerazione
ogni posizione, ogni situazione.

Razzista ormai è un termine inflazionato,
svuotato del suo reale significato.
Ormai è un ombrello sotto il quale si raggruppa
tutto quello che è avverso al pensiero
buonista, che risulta scomodo
e che deve essere censurato.

Non si può dire a prescindere:
“Questo è un pensiero razzista!”
Etichettando qualcuno come maligno,
solo perché ha espresso un parere
divergente dal gregge benpensante.
Non si può obbligare a far tacere
chi ci ha rimesso e avrebbe da ridire,
ma che finisce per tacere
per paura di essere sempre bollato
come fascista eretico.

«Razzista. Quante volte avete letto o sentito pronunciare questa parola nell’arco del 2019? Tante, troppe volte. Le agenzie di stampa hanno battuto il termine «razzismo» più di 2.500 volte, sette volte al giorno. Razzista è un termine inflazionato, liofilizzato, privato del suo significato. La sinistra lo ha usato come un randello per zittire tutto quello che sta alla sua destra, indiscriminatamente trasformando in una folle eterogenesi dei fini chi pronuncia quel termine in qualcosa di molto simile al suo significato. Mi spiego: il razzismo esiste e va combattuto, ma se tutti siamo razzisti – come buona parte dell’intellighenzia radical sostiene – nessuno è razzista.

Se dire prima gli italiani, chiudere i porti, affermare che i flussi migratori vanno regolati, denunciare che nelle periferie delle nostre città esiste un problema di sicurezza legato spesso all’immigrazione, se scrivere in un articolo la nazionalità di chi commette un reato e usare la parola zingaro è razzista, beh allora abbiamo un problema. E non è il razzismo. Ma è tutto quello che di straforo stanno infilando dentro la categoria «razzismo» per tappare la bocca all’avversario, per chiudere un discorso che non hanno la forza di aprire e terminare un dibattito che non saprebbero come concludere. E il vero paradosso è proprio questo: il razzismo intellettuale degli antirazzisti contro i presunti razzisti.

«Razzista» è la lettera scarlatta da appiccicare sulla fronte dell’avversario per delegittimarlo, per togliergli agibilità politica e lasciarlo fuori dalla zona a traffico limitato del pubblico dibattito.

E a beneficiare di questo casino lessicale e ideologico sono proprio i veri (pochi) razzisti, che finiscono per mimetizzarsi nella massa informe del «razzista diffuso», il nemico pubblico inventato ad hoc per dare agio alla sinistra di lustrare, a favore di telecamera, il proprio buonismo affettato.»

https://www.ilgiornale.it/news/se-lantirazzismo-diventa-nuovo-razzismo-intellettuale-1805552.html

esempio di propaganda buonista
altro esempio di propaganda buonista