Quel suo sguardo

Ella era là,
ferma,
sospesa.
Giaceva distesa,
cercando
di stare,
il più possibile,
immobile,
almeno
in apparenza;
seppur fosse pervasa
da un fremito
incontenibile,
incontrollabile,
insistente,
da un desiderio
celato nell’intimo,
ma sempre più evidente.

Riusciva
ad essere seducente,
anche senza far niente.
Era nel fiore dell’età.
Solo a guardarla,
riempiva il cuore a sazietà.
Erompeva una sensualità
ammiccante,
quasi impertinente,
incurante
dell’inesorabile trascorrere.
Emanava
un fascino
travolgente,
a cui nessun mortale
avrebbe potuto resistere.

La sua bellezza
era eclatante,
come un fiore
appena sbocciato.
Era accecante,
come un lampo
che squarcia
il cielo tenebroso.
Era conturbante,
come un capolavoro
da cui non riesci
a staccare
gli occhi di dosso.

Si protendeva
non già col corpo,
ma con quel suo sguardo,
profondo,
come un crepaccio
di un ghiacciaio perenne,
ammaliante,
come la cantilena
di un incantatore di serpenti,
penetrante,
come un scheggia di legno
che ferisce la carne.

Con quel suo sguardo
carnivoro,
gli divorava,
a una a una,
le membra.
Lo spolpava vivo.
Affermava
il suo istinto
primitivo.
Dichiarava
il suo amore eterno.
Urlava
a squarcia gola
il fuoco
che le divampava dentro.

Un appetito
che nulla
avrebbe potuto saziare.
Una volontà
che niente
avrebbe potuto piegare.
Una passione
che nulla,
a questo mondo,
avrebbe potuto estinguere.
Una convinzione
che niente,
dal suo intento,
l’avrebbe fatta desistere.