Tutti gli esseri viventi sono legati a doppio filo,
siamo accomunati dal medesimo destino.
Siamo in lizza per la sopravvivenza.
Come una folla che si accalca all’uscita di emergenza,
mentre sta suonando l’allarme antincendio.
Il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo.
Ci scanniamo per l’ultima goccia di petrolio,
per possedere l’ultima zanna di avorio,
per la conquista di un territorio,
per detenere il monopolio,
per ottenere il controllo, che è solo illusorio.
Purtroppo l’uomo non si fermerà finché
non avrà spolpato ogni centimetro quadrato.
Avere tutto questo potere di vita o di morte,
implica una responsabilità enorme
nei confronti di chi è inerme.
Invece che combatterci a vicenda,
dovremmo coalizzarci, organizzarci
e lottare uniti per la sopravvivenza.
Reagire e agire come unico organismo,
smettere di crogiolarci nell’immobilismo.
Altrimenti verremmo rigettati,
se non ci uniamo, l’umanità ha i giorni contati.
Dovremmo lottare contro la brama di potere,
che corrompe il nostro volere.
Contro la nostra indole violenta,
che preferisce distruggere piuttosto che prosperare.
Contro noi stessi e i nostri insuccessi,
che agli occhi di tutti sono sempre più evidenti.
Viviamo in una epoca surreale,
siamo in guerra con la nostra stessa madre.
È come se un ape combattesse contro il proprio alveare.
È una battaglia persa in partenza.
Anche se l’uomo vincesse ne uscirebbe comunque sconfitto.
Per un nostro stupido capriccio,
la ricerca esasperata del profitto,
ogni essere vivente rischia di finire estinto.
Chissà il futuro cosa ci riserverà?
Chissà se, alla fine, l’umanità si evolverà o perirà?
Vincerà l’istinto di conservazione o l’avidità?