Tamarro di periferia

È un tamarro di periferia,
su di lui è fondata ogni diceria.
Occhiale da sole,
tatuaggi in esposizione.
Vestiti di marca,
camicia sbottonata.
Famigerata è la sua stazza,
malfamata la sua rozzezza,
neanche fosse Er Monnezza.
Mette in mostra
d’estate sul bagnasciuga,
pavoneggiandosi,
la sua abbronzatura.
Sfoggia la sua muscolatura,
indossando pure il perizoma,
neanche fosse Miss zoccola.
Quando vede qualcuno più in forma,
schiuma dalla rabbia.
È una primadonna,
vuole essere sempre
al centro dell’attenzione.
Vuole avere sempre ragione,
anche se non capisce la differenza
tra una vite e un bullone.
Vuole essere sempre
l’argomento di discussione.
Ha il fisico da culturista,
ma fa la ceretta dall’estetista.
Deve sempre sembrare un duro,
ma ha l’elasticità mentale di un mulo.
La sua virilità, la sua mascolinità,
è direttamente proporzionale
al rombo che fa il suo motore,
al rumore che fuoriesce
del suo tubo di scappamento.
Corre veloce come il vento,
sul suo macchinone fa lo sborone,
semina il panico schivando ogni pedone.
Non ha idea di cosa sia il pentimento,
è freddo, privo di ogni sentimento.
È ignorante come la merda,
è un troglodita dell’era moderna.
La maleducazione è il suo marchio di fabbrica.
Se stai nella stessa stanza
e sei in sua presenza,
è meglio che abbassi la testa,
non incrociare il suo sguardo.
È come un tirannosauro.
Non provare mai a sfidarlo.
Deve asserire la sua predominanza,
non ne ha mai abbastanza.
Ribadisce la sua posizione in prima fila.
Ama primeggiare nella piramide alimentare.
Si deve scopare anche la gamba del suo cane.
Ha il testosterone che gli va a un milione.
Deve trovare in continuazione
nuove prede da sbranare.
Nuove donne da sfoggiare,
come trofei sullo scaffale.
Nuove tacche sulla cintura,
così il suo ego cresce a dismisura.