Quanto detesto le spiagge affollate.
Quelle di sabbia, fine fine, come il sale,
che ti si inculca in ogni pertugio
e te ne porti a casa un quintale.
Quelle stracolme di gente che si barrica
con 5 ombrelloni e due tendoni,
e sembra arrivato in città il Circo Togni.
Sbarcano in massa a mezzogiorno
e ti si piantano a un centimetro,
invadendo ogni spiraglio libero.
Ti si sdraiano letteralmente addosso,
facendo puntualmente un quarantotto.
Poi vedi che a pranzo si sgolfanano
cofane di cibo portate da casa.
Lasagne e melanzane alla parmigiana
sotto al sole a picco dell’una,
che non digeriscono neanche
con l’acido muriatico.
E poi possono fare il bagno
solo trascorso un anno.
Sono orde di non morti,
pronti a rovinarti la giornata.
Quando senti il fracassa da lontano.
Quando vedi un polverone agitarsi,
e senti le grida dei bambini
e le bestemmie dei genitori,
fai armi e bagagli e fuggi.
Scappa a gambe levate,
prima che sia finita la tua pace.

