Silenzio

Certe volte vorrei avere un talento:
schioccare le dita e dire “Silenzio!”
e in quel preciso momento,
vorrei che smettesse ogni rumore superfluo,
che rimanesse solo il suono del vento
tra le frasche, il canto del fringuello,
il proprio respiro, e niente più di quello.
Più si matura, più si va avanti col tempo,
e più si ha bisogno solo di trovare un attimo di raccoglimento,
cresce l’esigenza di trovare la pace;
la si cerca fuori, ma la si può trovare solo dentro.
Adoro il silenzio, quando tutto tace,
di notte, il verso del gufo e lo scoppiettio della brace,
adoro, quella calma surreale che solo lui sa creare.
In passato cercavo il rumore, lo desideravo,
ne avevo bisogno, lo veneravo, ne abusavo.
Alzare la musica al massimo per non pensare,
volevo solo sfogare la rabbia, il dolore, l’insoddisfazione
di crescere in un mondo ostile che non ti vuole.
Quella che si possiede quando si è giovane.
Giunto a questo punto, però,
non ne avverto più il bisogno,
ho raggiunto un omeostasi,
e ho scoperto di preferire la quiete,
perché la vita è già tutta una tempesta.
Ora voglio, ogni volta che ne ho l’occasione,
solo rilassarmi, restando nell’occhio del ciclone.