Le dieci e mezza:
Ti addormenti sul divano,
durante l’intervallo di quel film
che agognavi da tanto.
Provi a restare desto,
in vano, ti cala la palpebra,
il sonno prende il sopravvento.
Per tenerti sveglio
ti ci vorrebbe il marchingegno
di arancia meccanica.
Mezzanotte:
Risorgi frastornato
con un occhio chiuso
e l’altro sbarrato,
strisci fino al letto
che trovi puntualmente disfatto.
Sei esausto, senza forze,
i pensieri si accalcano a frotte:
sgomitano, fanno a botte,
manco fosse una ressa per uno svuota tutto.
Ti senti esaurito, distrutto,
non riesci a prendere sonno,
non riesci a scrollarteli di torno.
“Avrò fatto tutto oggi a lavoro?”.
Ci pensi e ripensi di continuo.
“Mi sarò dimenticato qualcosa?”.
La mente non riposa…
Le due e mezza:
Ti risvegli tutto sudato
con il letto, di nuovo, disfatto.
La coperta ti soffoca,
ti scopri e non trovi
più una posizione comoda.
Ti giri e rigiri come una trottola,
ti ci vorrebbe solo una botta in testa.
La stanchezza ti perseguita.
I pensieri ricominciano a ronzare,
ricompare la solita insonnia
a guastare la festa.
Le quattro e mezza:
Ti svegli di soprassalto
da un tremendo incubo,
raffreddato, in preda al panico.
Il cuore ti batte all’impazzata,
ti alzi e bevi un bicchiere d’acqua.
Controlli le notifiche sulla tazza.
Al buio sbatti il mignolo sullo spigolo,
e imprechi contro ogni santo benedetto.
Torni a letto, coi tempi sei stretto.
Ti stai per riaddormentare,
quando passa il solito ubriacone scemo
che ha deciso di vincere Sanremo.
Ti continui a risvegliare,
a intervallo regolare.
Mezz’ora prima di alzarti:
Cerchi almeno di riposare gli occhi,
stai finalmente per prendere sonno,
avvoltolato nelle coperte come un maritozzo,
e, sul più bello, senti il primo rintocco.
È quella maledetta sveglia,
un altra nottata passata in semi veglia.
La posticipi di cinque minuti,
ma, invece, per sbaglio la cancelli,
e risorgi dopo una mezz’ora, in preda al panico;
a lavoro anche oggi rischi di fare tardi.