L’umanità sottostante
ha smesso di credere
in un mondo migliore.
Ha smesso di sperare
in un avvenire che ci faccia progredire,
che ci faccia prosperare,
tutti, equamente, senza distinzione.
Siamo a un passo dall’estinzione.
Il nulla dilaga, contagia
le nostre menti, trascinandoci
nel baratro tetro della depressione,
annullando la nostra dimensione interiore.
Complice anche la televisione
e tutti i mezzi di disinformazione,
non usando più l’immaginazione,
l’uomo comune, non riesce più a figurarsi
in una diversa condizione,
dello scodinzolare e del vivere
aspettando la propria razione.
In una libera condizione,
diversa dal sottostare a un padrone
che ti dice se fai bene o male,
che ti dà il contentino,
un croccantino o del cretino.
L’umano non fa altro che continuare
a prostrarsi e umiliarsi,
insiste nel disumanizzarsi,
nel piegarsi in avanti
e farsi sodomizzare.
Siamo nati per farci sfruttare
e di conseguenza farli guadagnare.
Non siamo altro che ingranaggi
di una colossale macchinazione,
di una enorme cospirazione,
di un disegno più grande di noi.
Chi sta nella sala dei bottoni
ha già preso le sue decisioni.
Non si cura delle manifestazioni.
Cosa conta, quindi poi,
se sei una vite o un bullone?
La nostra è una causa comune.
L’unica soluzione è la pacifica ribellione.