Hanno detto che sono anormale.
Hanno detto che ho delle idee strane.
Hanno detto che sono antisociale,
che sono depresso, che sono instabile.
Hanno detto che ho un male incurabile.
Dicono che sono un malato mentale.
Dicono che sono pericoloso, per me e per chiunque,
perciò mi devono rinchiudere a chiave,
mi devono portare in un posto speciale.
Dicono che sarà la mia nuova casa,
ma alle finestre ci sono le sbarre.
Appena arrivato mi hanno subito lobotomizzato.
Mi hanno asportato una parte di cervello,
hanno detto che così sarò più rilassato.
Mi sembra che abbia già fatto effetto.
Per un ora intera, sbavando, ho fissato il muro.
Non mi sento più depresso, ma neanche me stesso.
Questa sera prima di cena mi faranno un sano elettroshock
per sollevarmi l’umore, così sarò elettrizzato.
Non vedo l’ora, sono già pronto sulla poltrona.
Spero solo di non uscirne folgorato.
Mi sento isolato, mi sento dimenticato.
A tratti eccitato, a volte disperato.
Mi hanno rinchiuso al buio
legato con una camicia di forza,
non riesco a muovermi, respiro a stento.
Questa vita è un inferno.
Lo stato mi ha chiuso a chiave
e lasciato a marcire, a decompormi.
Sono abbandonato a me stesso.
Dicono che quelle che mi infliggono
non sono torture ma semplicemente cure.
Dicono che lo fanno esclusivamente per il mio bene,
ma so perfettamente che non gliene frega niente,
mi tengono qui dentro perché sono scomodo.
Mi tengono recluso in un nasocomio.
Questa non è vita, è un martirio, è un mortorio.
Questa vita è un manicomio.