Sostituzione etnica

Non è un bieco manifesto
di estrema destra,
non è infima retorica,
non è becera propaganda.
Non è l’ennesima infelice uscita
del ministro Lollobrigida.
Non è una tesi complottista.
La sostituzione etnica
è verosimilmente
una conseguenza logica.
Seguite il mio discorso
fino in fondo,
poi deciderete
se siete d’accordo.
Cosa succede
se gli italiani
non fanno più figli
perché non hanno più appigli?
Perché il costo della vita
è sempre più in salita
e invece i salari
sono sempre più magri.
Perché non sanno
cosa inventarsi
per tirare avanti.
Cosa succede
se le nuove generazioni
fuggono all’estero
in cerca di situazioni
lavorative migliori?
Perché da noi sarebbero
disoccupati, precari
e sfruttati cronici.
Cosa succede
se gli unici a figliare
sono gli immigrati,
che hanno tutto il diritto
di mantenere le proprie tradizioni,
ma che non si integrano,
che non si mischiano,
che non imparano
le nostre usanze
e che se ne stanno
sempre in disparte?
Succede che un giorno
ti svegli e non sei più in Italia.
Succede che cammini per strada
e ti sembra di essere in Africa,
e non senti più parlare
la nostra decantata lingua italica.
Succede che Mario Rossi
è diventato solo un miraggio
di un lontano retaggio.
E a palarne così ci vuole coraggio,
si rischia di essere additati e zittiti.
Ma questo non è un discorso da razzisti.
Io sono per la libera circolazione,
ma non per l’invasione.
Io sono per l’accoglienza,
ma non per la sostituzione etnica.
Non per l’estinzione
di una storica popolazione
che, è vero, è diventata grande
anche grazie all’influenza straniera,
ma che oggi sta invecchiando a oltranza,
e continuando così diventerà la minoranza.