Nel nostro mondo storto,
oggigiorno, regna lo sporco:
l’oro nero non perdona,
la chimica la fa da padrona.
Come la svastica, allora,
stava compiendo un genocidio,
la plastica, ora,
sta compiendo un ecocidio.
È un crimine
addirittura più efferato,
perché avviene in modo indiscriminato,
di ogni manifestazione del creato.
Ci riguarda tutti, ormai è acclarato,
perché allora nessuno è
almeno altrettanto indignato?
Suicidarci sembra il nostro fato.
Dalla fossa delle Marianne
fin sulla vetta dell’Himalaya,
tutto è contaminato.
Niente e nessuno viene risparmiato.
È come un virus che si propaga indisturbato.
L’uomo con la sua stessa moneta
viene ripagato, viene sfamato
ed intossicato dalla
sua diabolica creazione,
una delizia per il nostro palato,
che ci ha portato
sulla via della perdizione.
Ci ha condotti
prepotentemente
sull’orlo dell’estinzione.
Disfarcene non dovrebbe
essere considerato una priorità?
Invece la riteniamo indispensabile,
come una ineluttabile fatalità.
Se non determinerà la fine
della nostra umana inciviltà,
almeno forse lo sarà
della nostra inumana civiltà.