Nella Grecia antica,
c’è stata una battaglia eroica,
ambientata alle Termopoli,
che è passata alla storia.
500 anni prima di cristo,
chi voleva attraversarle,
trovava un imprevisto.
Nella roccia c’era solo una strettoia,
un passaggio obbligato,
per ogni numerosa truppa schierata;
è così, grosso modo, che è andata…
Avanzava, belligerante,
un enorme orda di persiani,
ammassati come schiavi.
Ad arrestarli, con le unghie e con i denti,
solo, un esiguo numero di spartani.
Sembrava inevitabile uscirne,
immediatamente, perdenti,
invece, con proverbiale tenacia,
tirano montanti e fendenti,
infilzano chiunque gli si pone davanti.
Sono un manipolo di uomini liberi.
Sono condottieri nobili e fieri.
Fisico statuario, cuore impavido.
Si ergono a ultimo baluardo della libertà
delle loro famiglie, della loro patria.
Combattono sfoggiando il loro stendardo.
Ad ogni carica, adirato,
Serse ordina:”Arrendetevi!”
E Leonida, in risposta, grida: “Ritiratevi!”
Non soccombono, non indietreggiano,
combattono senza sosta.
Non si perdono d’animo,
respingono l’avanzata,
sfoltiscono la gigantesca armata.
Le loro grido rombano come un tuono,
sovrastano, della battaglia, il frastuono.
La loro falange è impenetrabile,
il loro coraggio è insuperabile,
la loro forza è impareggiabile.
Vanno avanti, per ore, fino al calare del sole,
a difendersi solo con lance, scudi e spade.
Leonida, infine, urla:”Guerrieri, preparatevi,
questa sera ceneremo nell’Ade!”
A sconfiggerli, è stato solo il tradimento
di Efialte, un misero essere di poco conto,
che definire uomo è un affronto.
Hanno immolato le loro vite senza pentimento,
le loro gesta eroiche verranno,
per sempre, tramandate dal vento.