Nel cuore della notte,
lo spettro della guerra
si manifesta spaventoso,
si aggira minaccioso
per la città fantasma,
disseminando marasma.
Suona la sirena antiaerea,
si sentono in lontananza
gli echi dei bombardamenti,
degli spari, il rumore dei cingolati,
passa di corsa un ambulanza;
è l’ombra dello spettro che avanza.
La popolazione esce di casa
arraffando poche cose,
tremanti, in preda al terrore.
Si radunano e corrono in strada,
pregando di non incontrarlo,
cercano riparo nei cunicoli.
Piangono e si accalcano,
destinati a morire di stenti,
sperando di non venire stanati.
Attendono estenuanti momenti,
temendo per la loro incolumità,
e per quella dei loro amici e parenti;
la sua presenza gli fa battere i denti.
Lo spettro non ha nessuna premura,
si nutre del terrore degli innocenti,
incute paura a ogni creatura
che rimarrà orfana senza nessuno
che se ne prenda più cura,
a ogni anziano che è stato
già testimone di qualche massacro,
a ogni donna e uomo che non sa
se verrà risparmiato,
a ogni profugo e a ogni rifugiato
che vuole trovare una destinazione sicura,
a ogni soldato che andrà incontro
a una morte prematura.
Lo spettro è una vera calamità,
non conosce la pietà,
non si sa dove e quando apparirà,
e se qualcuno, alla fine, risparmierà.