La situazione attuale è che,
come da trent’anni a questa parte,
il popolo palestinese vive
in un lager a cielo aperto.
Vivono ghettizzati, vivono isolati,
costipati nella striscia di Gaza.
Costretti a morire di sete e di fame,
ammassati in pochi metri quadrati,
relegati in qualche baraccopoli.
Privati dei loro diritti fondamentali.
Schivando i missili e le bombe,
in bilico tra la vita e la morte.
Perché gli israeliani li costringono
al loro stesso terribile epilogo?
Non hanno imparato niente dal passato?
Non hanno sofferto abbastanza?
Perché gli basta fare le vittime
per essere sempre dalla parte della ragione?
Perché nessuno dice niente?
Perché nessuno si accorge, e comprende,
che le atrocità della seconda guerra mondiale
si stanno ripetendo con l’assenso,
nel silenzio, di mezzo mondo?
Perché continuiamo a commettere gli stessi errori?
Perché continuiamo a tracciare confini?
Perché continuiamo a erigere muri?
Perché continuiamo a restare muti?
Perché non uniamo, semplicemente, le mani?
Perché non restiamo, semplicemente, umani?