Trotterella, spensierata e leggiadra,
la preda, beata e ignara
bruca l’erba fresca,
balzellando di fiore in frasca.
D’un tratto, però, s’ode un latrato in lontananza,
nel bosco han fiutato una fragranza,
sono i segugi che puntano in una direzione,
in bocca sentono già il suo sapore.
La preda drizza l’orecchia,
s’accorge, e in un lampo si dà alla macchia.
Fugge a più non posso,
scatta verso un fosso.
I segugi seguono la sua pista,
non la perdono più di vista.
Intravedono un movimento,
le sono addosso in un momento.
La preda allora, col cuore in gola,
si nasconde, tremebonda dalla paura,
fuggendo verso un vecchio pioppo.
I segugi si gettano al galoppo,
corrono verso il tronco cavo;
all’improvviso uno sparo!
È il cacciatore che l’ha scovata,
sembra che la sua ora sia ormai scoccata,
ma il tronco marcio ora ha uno squarcio,
mentre gli sta passando sotto,
si spezza e gli cade addosso;
il fucile gli scivola e parte un colpo.
Il cacciatore, allora, urla come un soprano;
che orrore, è stato ferito al deretano!
Sembrava vicino il suo capolino,
ma con un ultimo balzo felino,
la preda, approfittando del trambusto,
sguscia verso un apertura sul fusto
e in un istante si dilegua.
“Porco mondo!”, il cacciatore impreca,
i segugi abbaiano, ed è subito il finimondo!