Rivoglio i miei capelli,
rivoglio i miei anni ruggenti,
rivoglio quegli anni ribelli.
Quelli dei gesti impertinenti,
dei weekend allo sbando,
degli appuntamenti in ritardo.
Della musica sempre a palla,
degli assoli di chitarra,
degli anfibi e del chiodo,
dei concerti e del pogo.
Della sveglia a mezzogiorno,
della birra a fiumi,
della carbonara all’una.
Rivoglio i due in matematica
senza neanche andare alla lavagna.
Rivoglio le mattinate passate
guardando le serie alla tele.
Quando restavi a casa col maldipancia
e ogni giorno era vacanza.
Rivoglio l’ansia dell’interrogazione,
di quando stavi impanicato
fino alla quinta ora,
pregando che fosse buca.
Rivoglio le giornate a giocare a palla.
Rivoglio i cazzotti sulla spalla,
i coppini sulla nuca
e gli scherzi innocenti.
Rivoglio i cd masterizzati,
rivoglio il walkman e il tamagochi.
Rivoglio le risate a crepapelle,
le serate passate guardando le stelle.
Rivoglio le cotte e le storielle.
Rivoglio le canne rollate in fretta
e fumate ancora più alla svelta,
sempre con la paura della pula.
Rivoglio le giornate passate
stravaccati sul divano
a fare le ore piccole,
a giocare con le console,
a mangiare merendine,
senza pensare a niente.
Rivoglio la mia gioventù,
spazzata via da una folata di vento.
Sembra addirittura stata
una vita passata,
tanto è vago il ricordo
che sembra un sogno.
Ti stropicci gli occhi,
fai quattro conti
e ti accorgi
che se ne è già andata.
Me ne basterebbe
anche solo una manciata.
Rivoglio quegli stupidi problemi
che pensavi fossero vitali,
ma solo a postumi ti accorgi
che erano insensati e banali.
Rivoglio la mia spensieratezza,
di quando non avevi nessuna fretta.
Ogni azione fatta con leggerezza,
senza pensare per forza
a ogni maledetta conseguenza…
Rivoglio la mia fottuta giovinezza!